“Non è che tutti gli anni possono ammazzare  qualcuno per farvi passare il tempo”, sbotta disperato Massimo il  barrista. Ma è impossibile sottrarsi al nuovo intrigo in cui stanno per  trascinarlo i quattro vecchietti del BarLume: nonno Ampelio, il  Rimediotti, il Del Tacca del Comune, Aldo il ristoratore. Dalla vendita  sottoprezzo di una villa lussuosa, i pensionati, investigatori per amor  di maldicenza, sono arrivati a dedurre l’omicidio del vecchio  proprietario, morto, ufficialmente, di un male rapido e inesorabile.  Massimo il barrista, ormai in balìa dei vecchietti che stanno  abbarbicati tutto il giorno al tavolino sotto l’olmo del suo bar nel  paese immaginario e tipico di Pineta, al solito controvoglia trasforma  quel fiume di malignità e di battute in una indagine. Il suo lavoro  d’intelletto investigativo si risolve grazie a un’intuizione che  permette di ristrutturare le informazioni, durante un noioso ricovero  ospedaliero: proprio come avviene nei classici del giallo deduttivo. E a  questo genere apparterrebbero, data la meccanica dell’intreccio, i  romanzi del BarLume, se non fosse per le convincenti innovazioni che vi  aggiunge Marco Malvaldi. La situazione comica dei quattro temibili  vecchietti che sprecano allegramente le giornate tra battute diatribe e  calunnie, le quali fanno da base informativa e controcanto farsesco al  mistero. La feroce satira che scioglie nell’acido ogni perbenismo  ideologico. La rappresentazione, umoristica e aderente insieme, della  realtà della provincia italiana…
Fonte: www.ibs.it
 

						

